La Storia


"Ululì Ululà" rende omaggio a uno dei più brillanti esempi di traduzione di sempre.

Per chi non lo sapesse il celebre "Frankenstein Junior" di Mel Brooks è diventato un classico per il pubblico italiano grazie soprattutto all'eccellente lavoro di Mario Maldesi, il direttore del doppiaggio che riuscì a rendere quei divertenti dialoghi in lingua originale altrettanto spassosi in italiano, pur non ricorrendo a traduzioni letterali.

E così un voluto malinteso tra "where wolf?" ("dove lupo?") e "werewolf" ("lupo mannaro") venne rimodellato per la versione italiana, poiché intraducibile, dando vita a un simpatico gioco di parole che termina con la battuta "lupo ululà... e castello ululì".

Questa piccola trovata racchiude tutta la potenza delle lingue.

La traduzione, evidentemente, si può praticare solo se si ha piena padronanza di due o più lingue. Non è certo il modo per apprendere una lingua straniera. Come non può esserlo la sola grammatica.

Per imparare bisogna immergersi, rendendo familiari suoni diversi da quelli a cui siamo abituati, tenendo sempre accesa la curiosità e facendoci guidare da chi può darci gli strumenti per tirare fuori, giorno per giorno, la nostra voce.

Una voce che ci può portare oltre i confini del nostro piccolo mondo, ci può avvicinare a persone altrimenti lontanissime da noi. Una voce nostra, in grado di esprimere i nostri pensieri, di comunicare senza barriere.

Una lingua diversa è una diversa visione della vita.
Federico Fellini

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